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Il Garante privacy presenta la relazione 2019: ancora troppe vulnerabilità informatiche

GDPR e tutela degli interessati: quali regole per garantire la protezione dati?

Lo scorso 23 giugno, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha presentato la Relazione annuale sull’attività svolta nel corso del 2019.

Nel complesso, le attività consultive e di vigilanza dell’Autorità di controllo si sono incentrate innanzitutto sulle importanti novità introdotte dal GDPR. Al contempo, sono state esaminate le più rilevanti questioni connesse alla tutela dei diritti fondamentali nel mondo digitale, quali ad esempio:

  • Le implicazioni etiche della tecnologia;
  • L’economia fondata sui dati e la monetizzazione delle informazioni personali, i Big data e le grandi piattaforme;
  • L’intelligenza artificiale e le problematiche poste dagli algoritmi;
  • La sicurezza dei sistemi e la protezione dello spazio cibernetico;
  • La pervasività delle diverse forme di controllo e sorveglianza, nonché il ricorso sempre più diffuso ai dati biometrici;
  • Le fake news, l’Internet delle cose e il revenge porn.

 

Tra i molteplici temi trattati, l’Autorità ha rilevato forti ed elevate criticità sul fronte della cybersecurity: in particolare, la proliferazione di attacchi informatici nel corso del 2019 sarebbe causata dalla scarsa attenzione in ordine alla predisposizione delle più opportune misure di sicurezza. Tale carenza risulta presente non solo nel contesto delle pubbliche amministrazioni, ma anche delle imprese e delle piattaforme on line.

Le tipologie di violazione dei dati personali più frequenti hanno riguardato:

  • Attacchi informatici volti all’acquisizione di dati personali (quali credenziali di accesso, dati relativi a strumenti di pagamento, dati di contatto);
  • Accesso non autorizzato a caselle di posta elettronica (ordinaria e certificata);
  • Perdita o indisponibilità di dati personali causata da malware di tipo ransomware;
  • Smarrimento o furto di dispositivi digitali o documenti cartacei contenenti dati personali;
  • Comunicazione o diffusione accidentale di dati personali.

 

L’eccessiva vulnerabilità dei sistemi pubblici e privati sarebbe confermata dal cospicuo numero di data breach notificati nel 2019 al Garante da parte di soggetti pubblici e privati, che ammontano a ben 1443.

Per tali ragioni, il Garante ha fornito indicazioni su come difendersi dai software dannosi, in particolare dai ransomware, i programmi informatici che rendono il dispositivo elettronico (pc, tablet, smartphone, smart tv per poi chiedere un riscatto ostaggio dell’hacker, che richiede poi alla vittima una ricompensa in denaro considerevole per ripristinare i dati e i documenti.

Secondo il Garante, l’attenzione riposta sulla sicurezza dovrebbe essere massima, dal momento che costituisce una minaccia particolarmente pericolosa nell’epoca del Covid-19, che ha portato molte più persone e per molto più tempo ad essere connesse online.

 

La necessità di formazione in materia di GDPR e professioni digitali: Hedya propone i percorsi formativi innovativi

La recente posizione adottata dall’Autorità di controllo per la protezione dati dimostra che per poter operare correttamente sul web e nei luoghi di lavoro, occorre una buona conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR.

Per tali ragioni, Hedya propone gli innovativi percorsi di formazione:

  • Il percorso formativo“IL RESPONSABILE PER LA TRANSIZIONE AL DIGITALE” per il corretto svolgimento dei compiti del Responsabile per la Transizione al Digitale, considerato il driver della transizione al Digitale.
  • Il percorso formativo “LE NUOVE PROFESSIONI DIGITALI. Obiettivi, definizioni e obblighi per le Pubbliche Amministrazioni”.

 

Inoltre, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per ottenere un’adeguata formazione in materia di gestione dei dati personali;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, per intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione per svolgere le funzioni tipiche del Data Protection Officer.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

 

30 Giugno 2020/da Hedya
News

Conservazione documenti digitali, parere Garante all’AgID: aumentare la protezione dei dati personali contenuti nei documenti informatici

Documento informatico: il Garante richiede maggiore protezione dei dati personali contenuti nei documenti informatici

 

Con il Parere del 21 maggio 2020, il Garante per la protezione dei dati personali si è nuovamente pronunciato in materia di Conservazione dei documenti informatici: in linea con quanto già rilevato in un precedente Provvedimento, lo schema di “Linee Guida sulla formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici” deve assicurare la centralità del GDPR. Come già descritto nel precedente post, infatti, la protezione dei dati personali contenuti nei documenti informatici deve essere costantemente garantita.

Nel recente parere, pertanto, il Garante ha ribadito la necessità:

  • Di apprestare più elevati standard di sicurezza;
  • Di favorire maggiore coordinamento tra Responsabile della Conservazione, Responsabile per la Transizione al Digitale (RTD) e Responsabile per la Protezione dati (DPO).

 

In particolare, secondo il Garante il Conservatore riveste il ruolo di responsabile del trattamento: pertanto, le Linee guida dovranno rimarcare gli obblighi del conservatore in materia di restituzione dei dati al produttore (titolare del trattamento). Proprio per tali ragioni, inoltre, è importante che nel processo di cessazione venga coinvolto anche il Responsabile per la protezione dei dati (Dpo).

Nel complesso, dunque, le indicazioni fornite dal Garante consentiranno di aumentare la protezione dei dati personali contenuti nei documenti informatici, garantendo la sicurezza del trattamento, anche attraverso una più chiara attribuzione dei compiti e una corretta ripartizione delle responsabilità.

 

Il Garante, pertanto, ha evidenziato la necessità di alcuni ulteriori perfezionamenti, volti a renderlo pienamente conforme ai principi e alle garanzie in materia di protezione dei dati personali.

Al contempo, per attuare il piano della sicurezza del sistema di gestione informatica dei documenti, nell’ambito del piano generale della sicurezza ed in coerenza con quanto previsto dal Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione vigente, il Garante ha richiesto di apprestare una forte coordinazione e collaborazione tra:

  • Responsabile della gestione documentale;
  • Responsabile della sicurezza;
  • Responsabile della conservazione;
  • Responsabile dell’ufficio per la Transizione al Digitale (RTD);
  • Responsabile per la Protezione dati (DPO).

In particolare, il responsabile della conservazione, di concerto con il responsabile della sicurezza e con il responsabile della transizione digitale, acquisito il parere del responsabile della protezione dei dati personali, provvede a predisporre, nell’ambito del piano generale della sicurezza, il piano della sicurezza del sistema di conservazione, mettendo in atto opportune misure tecniche e organizzative per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio in materia di protezione dei dati personali, ai sensi dell’art. 32 del GDPR.

 

 

Come assicurare la collaborazione tra le varie figure professionali? Hedya propone un percorso formativo innovativo sulle “Nuove Professioni Digitali”

 

Le posizioni del Garante evidenziano la necessità di percorsi formativi integrati, che coinvolgano le varie figure professionali.

 

Per tali ragioni, Hedya propone il percorso formativo innovativo “Le Nuove Professioni Digitali”. Se il Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005 o semplicemente CAD) e la normativa collegata (Linee Guida AgID) ci presentano il Responsabile Transizione al Digitale e Responsabile della Conservazione Documentale, il Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) schiera in campo il Responsabile per la protezione dei dati personali e l’Amministratore di sistema.  Si tratta di nuove figure professionali, la cui formazione deve necessariamente essere di natura trasversale, che convivono della nuova P.A. Digitale e che ne guidano il cambiamento.

 

Per garantire adeguata formazione specialistica, Hedya propone un percorso formativo per tutti coloro che vogliano intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione, finalizzato all’acquisizione delle conoscenze preliminari di natura giuridica, organizzativa e tecnologica tipiche del ruolo di Responsabile della Conservazione dei documenti informatici. Il Responsabile della Conservazione rappresenta dunque una figura con formazione specialistica che ha il compito di definire e attuare, in piena autonomia decisionale, le politiche in merito alla progettazione e alla gestione dei sistemi informatici di conservazione e archiviazione documentale.

I contenuti del corso mirano, pertanto, ad illustrare le vigenti disposizioni in materia di:

  • Dematerializzazione;
  • Digitalizzazione;
  • Conservazione e Archiviazione di documenti informatici;

 

Ulteriori informazioni sono disponibili qui.

 

9 Giugno 2020/da Hedya
News

Il settore aereo non è “Immune” al rischio cyber: Easyjet, a rischio più di 9 milioni di passeggeri

Settore aereo a rischio Data breach: quali criticità?

 

A seguito del recente attacco hacker subito dalla compagnia aerea Easyjet, il settore aereo si conferma non esente dagli attacchi cyber. Sin dal 2018, infatti, l’aviazione londinese è stata oggetto di attacchi informatici attraverso la diffusione del cryptolocker WannaCry, che aveva paralizzato l’aviazione e il corretto servizio della British Airways.

L’episodio risultò particolarmente eclatante, in quanto rappresentava un incidente di sicurezza causato da un’errata percezione umana della soglia del rischio cyber, che si è tradotta nella mancata predisposizione di misure tecniche ed organizzative idonee ad assicurare adeguati standard di sicurezza.

Il caso British Airways ha dimostrato che il sistema IT costituisce un tassello fondamentale nella strategia organizzativa aziendale, che non può pertanto essere marginalizzato. Adeguare i propri sistemi IT implica dotarsi di architetture applicative aggiornate ed efficaci, al fine di evitare compromissioni della sicurezza.

L’importanza della sicurezza IT è confermata dal recente attacco che ha interessato la compagnia aerea Easyjet: lo scorso gennaio, in particolare, sono stati sottratti i contatti mail e altre informazioni di viaggio di 9 milioni di passeggeri; oltre a questi dati, l’indagine ha anche rilevato che sono stati consultati i dati della carta di credito di 2.208 clienti.

Come specificato in un Comunicato pubblicato sul sito web della compagnia, la società ha informato il Centro Nazionale della Sicurezza Informatica del Regno Unito, nonché l’Ufficio del Commissario per l’informazione (ICO) del Regno Unito.

La compagnia ha infine assicurato pubblicamente di aver già preso i provvedimenti adeguate per contattare tutti questi clienti ed è stata offerta assistenza. Non vi sarebbero prove che le informazioni personali di qualsiasi natura, compresi i dati della carta di credito siano state utilizzate in modo improprio.

 

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

6 Giugno 2020/da Hedya
News

Sperimentazione Immuni, per il Garante è essenziale garantire la trasparenza e la correttezza del trattamento

App Immuni al vaglio del Garante: quali requisiti?

 

Con il parere del 1 giugno 2020, il Garante per la protezione dei dati personali ha emanato un provvedimento di autorizzazione al trattamento dei dati personali effettuato attraverso il Sistema di allerta Covid-19 – App Immuni, sulla scorta della valutazione d’impatto trasmessa dal Ministero della salute con la nota del 28 maggio 2020.

Il Ministero della salute, infatti, aveva effettuato la valutazione d’impatto prevista dall’articolo 35 GDPR, trasmettendola al Garante, ai sensi dell’art. 36, paragrafo 5, del GDPR e dell’art. 2-quinquiesdecies del Codice privacy, per essere autorizzato ad avviare il trattamento di dati personali relativo al “Sistema di allerta Covid-19”, istituito dall’art. 6 del decreto legge 30 aprile 2020, n. 28. Nella valutazione d’impatto il Ministero della salute ha rappresentato l’esigenza, condivisa con le Regioni, di una preliminare fase di sperimentazione del processo di contact tracing digitale in un numero limitato di Regioni o Province autonome.

Il parere del Garante, come esaminato nei precedenti post, costituisce l’ultimo tassello del più ampio iter di implementazione del software di contact tracing, inaugurato con l’ordinanza n. 10/2020 del 16 aprile 2020: a seguito di stipula di un appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons S.p.a., infatti, si è gradualmente proceduto alla realizzazione dell’App “Immuni”, finalizzata alla tracciatura dei contatti per la prevenzione e contenimento della diffusione del contagio da Covid-19.

In seguito, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha richiesto un primo parere del Garante per la protezione dei dati personali sulla proposta normativa per il tracciamento dei contatti fra soggetti, attuata mediante apposita applicazione su dispositivi di telefonia mobile.

Sin dal primo parere, il Garante ha ribadito che l’impiego dell’App da parte di un’autorità pubblica non elide il rispetto degli standard previsti dal GDPR in tema di protezione dei dati personali e di sicurezza del trattamento.

Come chiarito anche dal Comitato dei Garanti (EDPB) con le recenti Guidelines 3/2020, anche il trattamento di dati relativi alla salute attraverso app deve essere conforme al GDPR. In particolare, devono essere garantiti:

  • La sussistenza di una base giuridica legittimante le operazioni di trattamento;
  • La trasparenza e la correttezza del trattamento, anche attraverso la predisposizione dell’informativa ai sensi degli artt. 13 – 14 GDPR;
  • La predisposizione di misure che garantiscano la sicurezza del trattamento;
  • L’esercizio dei diritti degli interessati di cui agli artt. 15-22 GDPR.

 

Da ultimo, con il parere del 1 giugno il Garante ha tenuto conto della complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti. Tali circostanze richiedono, secondo l’Autorità, l’adozione di una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app, che potranno essere adottate sin dalle prime sperimentazioni regionali.

In particolare, l’Autorità ha chiesto che gli utenti:

  • Siano informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio;
  • Siano portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio.
  • Abbiano sempre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale.

 

I dati raccolti attraverso il sistema di allerta, infine, non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

5 Giugno 2020/da Hedya
News

Indennità Covid-19 nel mirino hacker: clonato il portale INPS

L’Inps nel mirino malware: quali condotte adottate dagli hacker?

Come abbiamo esaminato nei precedenti post, nel corso degli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi malevoli, che hanno sfruttato il timore del contagio e lo stato di necessità economica della popolazione.

Da ultimo, infatti, il portale dell’Inps è stato oggetto di un importante data breach, classificato dal Garante per la protezione dei dati personali come un episodio a rischio “elevato” per i diritti e le libertà dei soggetti coinvolti.

La popolarità e la centralità che l’Inps ha assunto nel corso degli ultimi due mesi, in ragione delle massicce richieste di sussidi economici, hanno costituito gli indispensabili presupposti per il lancio di una nuova campagna malevola. Al fine di indurre i contribuenti in inganno, è stato predisposto un portale che richiamava graficamente ed intuitivamente il sito dell’Istituto di previdenza; l’unica più spiccata differenza con il sito ufficiale consiste nel dominio della pagina fake, creato in data 25 maggio 2020 e registrato come “inps-it[.]top”.

In particolare, sfruttando la richiesta di indennità Covid-19, gli hacker hanno esposto una pagina clone del sito INPS sul dominio fake, proponendo in download una sedicente “domanda per la nuova indennità COVID-19”: il file, in realtà, restituisce un file APK malevolo per utenti Android (con Build$VERSION.SDK_INT < 26). Il malware così veicolato è dunque destinato esclusivamente agli utenti Android.

Dalla prima analisi svolta da Cert-AgID, si è verificato che il download della domanda determina l’installazione sul dispositivo del file “acrobatreader.apk”, contenente un malware di tipo Trojan–Banker. Come esaminato nei precedenti post, una volta installati, i Banking Troyan possono osservare e tracciare le azioni compiute dall’utente: in tal caso, il malware propone le istruzioni per abilitare il servizio di accessibilità, al fine di sfruttare le legittime funzioni di tale servizio e quindi consentire al malware un accesso più ampio alle API di sistema per dialogare con altre app presenti sul dispositivo, al fine di carpire password ovvero informazioni bancarie e della carta di credito.

L’attività fraudolenta così realizzata si aggiunge alla nota campagna di phishing dello scorso aprile, causata ai danni degli utenti Inps.

Le minacce informatiche costituiscono una costante sfida nel trattamento dati. Esse richiedono, in capo al Titolare del trattamento, il rispetto dei principi e delle regole imposte dal GDPR, in particolare:

  • La sicurezza del trattamento, come previsto dall’art. 32 GDPR;
  • L’implementazione di misure che garantiscano la privacy by default e by design;
  • Il rispetto dei diritti dell’interessato;

 

Si ricorda, inoltre, che il primo fattore di vulnerabilità dei sistemi – ivi compreso quello relativo alla data protection – è costituito dall’errore umano, causato da un’errata valutazione o da una scarsa percezione del problema e delle criticità conseguibili.

Tra questi, rientra anche il download di installer che, fraudolentemente, si spacciano per applicazioni molto conosciute: questi, in realtà, contengono varie minacce, come quelle adware “advertising supported software” (software sovvenzionato da pubblicità).  Si tratta software che adoperano metodologie subdole, che possono determinare il trasferimento su un altro programma, al fine di provocarne con l’inganno l’installazione su PC, tablet o dispositivo mobile.

 

 

L’importanza della formazione e della consulenza specialistica come fattore di prevenzione

 

Le nuove minacce congeniate dai cyber- criminali espongono gli operatori economici e le Pubbliche amministrazioni a nuove criticità e preoccupazioni. In questi casi, l’assenza di formazione ed informazione su tali aspetti costituiscono i primi fattori di vulnerabilità del sistema organizzativo aziendale e pubblico.

Per tali ragioni, Hedya presenta gli innovativi percorsi di formazione:

  • “Smart working, Privacy e Cyber Security”;
  • “La Protezione dei Dati Personali nei luoghi di lavoro pubblici e privati”.

I percorsi formativi sono rivolti al personale di enti pubblici e privati, a tutti i datori di lavoro e liberi professionisti interessati alla materia.

 

Inoltre, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per ottenere un’adeguata formazione in materia di gestione dei dati personali;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, per intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione per svolgere le funzioni tipiche del Data Protection Officer.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

 

 

3 Giugno 2020/da Hedya
News

Navigare in sicurezza: la Polizia Postale fornisce una breve guida

Garantire la sicurezza: indicazioni dalla Polizia Postale

Il tema della sicurezza costituisce un tassello fondamentale nello sviluppo dello smart working e per la corretta realizzazione dell’Amministrazione Digitale.

Nel corso degli ultimi due mesi, infatti, si sono susseguite molteplici misure per garantire la continuità della prestazione lavorativa (il D.P.C.M. del 26 aprile 2020 ha definito il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica) e infondere maggiore consapevolezza nell’uso dei dispositivi personali.

Come evidenziato nei precedenti post, per supportare la transizione al digitale nella PA, il Ministro per la pubblica amministrazione ha adottato la direttiva n. 3/2020, mentre l’AgID ha enucleato una serie di Raccomandazioni sulla base delle misure minime di sicurezza informatica per le pubbliche amministrazioni fissate dalla circolare  17 marzo 2017, n. 1/2017.

Di recente, inoltre, anche la Polizia Postale ha pubblicato una guida esemplificativa per l’utilizzo più consapevole della rete. La Polizia Postale ha rilevato che il principale veicolo di diffusione dei virus é la posta elettronica, a causa dei fuorvianti e pericolosi link o file allegati ai messaggi di posta elettronica.
Nella Guida si chiarisce, infatti, che un virus può trasmettersi unicamente tramite file eseguibili (programmi con estensione exe,com,drv e dll) o contenenti una parte di codice che viene eseguita.(Es. documenti in formato word che contengono macro).

In particolare, sono state fornite alcune utili indicazioni per prevenire attacchi indesiderati:

  • Utilizzare i firewall;
  • Utilizzare un software di tipo antivirus e aggiornarlo regolarmente;
  • Non aprire gli allegati ai messaggi di posta elettronica se non dopo averli esaminati con un antivirus;
  • Non eseguire programmi prima di averli analizzati con un antivirus;
  • Effettuare copie di backup;
  • Non fornire nelle chat i propri dati personali;
  • Sceglier una password sicura e non comuicarla a nessuno;
  • Ultilizzare, per le comunicazioni riservate, software di cifratura.

 

 

L’importanza della formazione e della consulenza specialistica come fattore di prevenzione

 

Le nuove minacce congeniate dai cyber- criminali espongono gli operatori economici e le Pubbliche amministrazioni a nuove criticità e preoccupazioni. In questi casi, l’assenza di formazione ed informazione su tali aspetti costituiscono i primi fattori di vulnerabilità del sistema organizzativo aziendale e pubblico.

Per tali ragioni, Hedya presenta gli innovativi percorsi di formazione:

  • “Smart working, Privacy e Cyber Security”;
  • “La Protezione dei Dati Personali nei luoghi di lavoro pubblici e privati”.

I percorsi formativi sono rivolti al personale di enti pubblici e privati, a tutti i datori di lavoro e liberi professionisti interessati alla materia.

 

Inoltre, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per ottenere un’adeguata formazione in materia di gestione dei dati personali;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, per intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione per svolgere le funzioni tipiche del Data Protection Officer.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

 

 

30 Maggio 2020/da Hedya
News

Allerta Covid-19, dopo l’ok del Garante istituita la piattaforma unica nazionale: prioritaria la protezione dati

Sistema di allerta Covid-19 nel D.L. 28/2020: la conformità al GDPR è essenziale

 

Il grave contesto emergenziale ha comportato l’incremento, nel corso dell’ultimo mese, di nuove iniziative e misure proposte per garantire il monitoraggio e la prevenzione dei contagi. Sulla scorta delle esperienze già sperimentate a livello europeo, anche nel nostro paese sono proliferate molteplici proposte per la realizzazione di App che assicurassero il monitoraggio dei contatti.

Si sono pertanto susseguite:

  • Iniziative su base regionale per il monitoraggio del contagio dei cittadini residenti nelle rispettive regioni;
  • Successivamente, si è manifestato l’intento, anche a livello nazionale, di procedere all’ideazione di App per il tracciamento dei contatti sull’intero territorio nazionale, dapprima secondo logiche centralizzate e, successivamente, ispirandosi a logiche decentralizzate.

 

Gli ultimi approdi sono confluiti nel Decreto Legge del 30 aprile 2020 n. 28, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 111 del 30 aprile 2020.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva già richiesto il parere del Garante per la protezione dei dati personali su una proposta normativa per il tracciamento dei contatti fra soggetti, attuata mediante apposita applicazione su dispositivi di telefonia mobile. A seguito del parere favorevole dell’Autorità Garante, attraverso la decretazione d’urgenza il governo ha disposto all’articolo 6 specifiche misure per l’introduzione del sistema di allerta Covid-19; il Decreto, inoltre, contiene ulteriori misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, l’ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile.

In particolare, il D.L. 28/2020 ha istituito una piattaforma unica nazionale per la gestione del sistema di allerta dei soggetti che, a tal fine, hanno installato, su base volontaria, un’apposita applicazione sui  dispositivi  di  telefonia mobile.

L’introduzione della piattaforma unica non costituisce alcuna deroga alla tutela della protezione dati. Il Ministero per la Salute, in qualità di Titolare del trattamento, sarà tenuto ad osservare tutte le prescrizioni contenute nel GDPR e, come precisamente richiamato dall’articolo 6 del Decreto:

  • All’esito di una valutazione di impatto, effettuata ai sensi dell’art. 35 del GDPR e comunque costantemente aggiornata, adotta misure   tecniche   e organizzative idonee a garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, sentito il  Garante  per  la  protezione  dei   dati   personali   ai   sensi dell’articolo 36, paragrafo 5, del medesimo Regolamento (UE) 2016/679 e dell’articolo 2-quinquiesdecies del Codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno  2003,  196;
  • Nell’assicurare altresì il rispetto degli articoli 13 e 14 del GDPR, dovranno essere fornite agli utenti, prima dell’attivazione dell’applicazione, informazioni chiare e trasparenti al fine di raggiungere  una  piena consapevolezza, in particolare, sulle finalità e sulle operazioni di trattamento, sulle tecniche di pseudonimizzazione  utilizzate  e  sui tempi di conservazione dei dati;
  • Assicurare per impostazione predefinita, conformemente all’articolo 25 GDPR, che i dati personali raccolti siano esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti dell’applicazione di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti  accertati  positivi  al  COVID-19;
  • Che il trattamento effettuato per allertare i contatti sia basato sul trattamento di dati di prossimità dei dispositivi, resi  anonimi oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati;
  • Che siano garantite su base   permanente   la riservatezza, l’integrità, la disponibilità e la resilienza dei  sistemi  e  dei servizi di trattamento nonché’ misure adeguate ad evitare il  rischio di reidentificazione degli interessati  cui  si  riferiscono  i  dati pseudonimizzati oggetto di trattamento;
  • Indicare e garantire tanto periodi di considerazione strettamente necessari, quanto l’esercizio dei diritti dell’interessato con modalità semplificate.

In conclusione, la funzionalità della piattaforma è strettamente collegata alla tutela della protezione dati. Pertanto, la protezione dati non costituisce soltanto una necessità, ma nell’attuale contesto emergenziale diventa una vera e propria priorità.

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

5 Maggio 2020/da Hedya
News

La sicurezza sul lavoro ai tempi dello smart working: il pericolo è cyber

Smart working e rischio cyber: quali tutele?

Con l’inizio della Seconda Fase dell’emergenza sanitaria dal prossimo 4 maggio, le modalità previste dalla legge n. 81/2017 sullo smart working costituiranno la regola, per garantire la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori.

Ai tempi del Coronavirus, la sicurezza dei lavoratori si sposta dunque sul campo informatico: l’impiego di dispositivi personali, spesso non protetti, può essere veicolo di contagio cyber.  L’utilizzo di dispositivi personali e non forniti dall’azienda, come visto nel precedente post, tende a far trascurare l’adozione di opportune misure di sicurezza, e si sottovalutano i piccoli rischi normalmente connessi alla navigazione in rete e accettati con ingenuità.

Come sottolineato dalla indagine condotta da Check Point Software Technologies, fornitore di soluzioni di cybersecurity a livello globale, il 71% ha segnalato un aumento delle minacce o degli attacchi dall’inizio dell’epidemia: tra questi, i tentativi di phishing sono stati identificati come la principale minaccia.

Per fornire utili informazioni a tutti gli operatori pubblici e privati, al fine di ridurre il rischio di contagio cyber, l’Inail ha diramato un documento dal titolo “Informativa sulla salute e sicurezza nel lavoro agile ai sensi dell’art. 22, comma 1, L. 81/2017”.

Il Protocollo suggerisce i comportamenti di prevenzione generale che lo smart worker deve realizzare. In particolare:

  • Il datore di lavoro è tenuto a garantire la salute e la sicurezza del lavoratore, che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile: a tal fine consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta, nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro.
  • Il lavoratore, di converso, è tenuto a cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione predisposte dal datore di lavoro per fronteggiare i rischi connessi all’esecuzione della prestazione all’esterno dei locali aziendali.

Parallelamente, lo scorso 24 aprile è stato inoltre aggiornato il Protocollo condiviso di “regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del  coronavirus negli ambienti di lavoro”: tale documento, che aggiorna il precedente del 14 marzo, intende garantire la tutela della salute e le condizioni di sicurezza dei lavoratori che ritorneranno sui luoghi di lavoro, sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute.

Il Protocollo si sofferma anche sul rapporto tra tutela della privacy dei lavoratori e contenimento del contagio.

In particolare, il datore di lavoro potrà rilevare la temperatura dei propri dipendenti, segnalando all’autorità sanitaria le eventuali anomalie riscontrate. Ciò pone la necessità di:

  • Identificare la corretta base giuridica;
  • Predisporre idonea informativa;
  • Valutare di procedere a valutazione d’impatto.

 

La necessità di formazione in materia di Smart working e Sicurezza: Hedya propone i percorsi formativi innovativi

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, occorre un’adeguata preparazione in materia di sicurezza, privacy e tutela dei lavoratori. Per tali ragioni, Hedya propone gli innovativi percorsi di formazione:

  • “Smart working, Privacy e Cyber Security”;
  • “La Protezione dei Dati Personali nei luoghi di lavoro pubblici e privati”.

I percorsi formativi sono rivolti al personale di enti pubblici e privati, a tutti i datori di lavoro e liberi professionisti interessati alla materia.

 

Inoltre, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

28 Aprile 2020/da Hedya
News

Al via le App di Contact Tracing Covid: in Olanda è già Data breach

App anti-Covid e rischio Data breach

 

La recente epidemia di Coronavirus ha gradualmente conquistato lo scenario internazionale.  Tutti gli Stati membri dell’Unione europea, hanno predisposto nuove misure per il monitoraggio dei contagi, basati software di contact tracing o tracciatura dei contatti, che costituisce una delle azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e contenimento della diffusione di molte malattie infettive.

L’impiego delle App, anche se gestite da autorità pubbliche, richiede comunque il rispetto degli standard previsti dal GDPR in tema di protezione dei dati personali e di sicurezza del trattamento.

Come chiarito anche dal Comitato dei Garanti (EDPB) con le recenti Guidelines 3/2020, anche il trattamento di dati relativi alla salute attraverso app deve essere conforme al GDPR. In particolare, dovranno essere garantiti:

  • La sussistenza di una base giuridica legittimante le operazioni di trattamento;
  • La trasparenza e la correttezza del trattamento, anche attraverso la predisposizione dell’informativa ai sensi degli artt. 13 – 14 GDPR;
  • La predisposizione di misure che garantiscano la sicurezza del trattamento;
  • L’esercizio dei diritti degli interessati di cui agli artt. 15-22 GDPR.

 

Tra le misure necessarie, occorre predisporre adeguate misure di sicurezza per evitare la compromissione dei dati. Nel corso dell’ultima settimana, infatti, si è già verificata un primo attacco all’applicazione predisposta in Olanda, Covid19 Alert!, che ha così subito un data breach.

L’app olandese consente di conoscere, similmente a quanto previsto per la app italiana Immuni, se vi è stata la registrazione del telefono di un contagiato positivo al coronavirus in prossimità.

A causa di un errore umano, sono stati resi accessibili e resi pubblici i dati personali relativi a molteplici utenti, come il nome e cognome, l’indirizzo email, nonché password criptate. Tali dati, in particolare, erano accessibili da una diversa app degli sviluppatori.

 

 

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

27 Aprile 2020/da Hedya
News

App e Contact Tracing Covid nel mirino del Comitato europeo per la protezione dati: la privacy deve essere rispettata

App sul tracciamento anti-Covid: quali requisiti?

 

Con l’ordinanza n. 10/2020 del 16 aprile 2020, il Commissario straordinario per l’emergenza ha disposto di di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons S.p.a. per la realizzazione dell’App “Immuni”.

Secondo il Commissario straordinario, il contact tracing o tracciatura dei contatti è una delle azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e contenimento della diffusione di molte malattie infettive.

In particolare, le funzioni sviluppate dalla software house sono due:

  • La prima consiste nel sistema di tracciamento dei contatti posti a un metro di distanza, attraverso la tecnologia Bluetooth. L’ app scaricata, infatti, permette la generazione di codici identificativi di tutti i dispositivi con i quali si è venuti in contatto, conservandoli sul dispositivo di ciascun cittadino – utente, così da poter rintracciare e isolare i potenziali contagiati ripercorrendo a ritroso tutti gli incontri di una persona risultata positiva al virus.
  • La seconda funzione consiste nella redazione di un diario clinico, contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente, come ad esempio il genere, l’età, eventuali patologie pregresse ed assunzione di farmaci. Sarà cura dello stesso utente procedere all’aggiornamento del diario clinico, soprattutto in caso di eventuali sintomi riscontrati.

 

L’impiego delle App, anche se gestite da autorità pubbliche, richiede comunque il rispetto degli standard previsti dal GDPR in tema di protezione dei dati personali e di sicurezza del trattamento.

Come chiarito anche dal Comitato dei Garanti (EDPB) con le recenti Guidelines 3/2020, anche il trattamento di dati relativi alla salute attraverso app deve essere conforme al GDPR. In particolare, dovranno essere garantiti:

  • La sussistenza di una base giuridica legittimante le operazioni di trattamento;
  • La trasparenza e la correttezza del trattamento, anche attraverso la predisposizione dell’informativa ai sensi degli artt. 13 – 14 GDPR;
  • La predisposizione di misure che garantiscano la sicurezza del trattamento;
  • L’esercizio dei diritti degli interessati di cui agli artt. 15-22 GDPR.

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

Le recenti misure adottate a livello nazionale confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

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