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Data Breach Inps, per il Garante costituisce un rischio elevato per i diritti e le libertà dei soggetti coinvolti

Il Data Breach Inps: ancora criticità secondo il Garante?

Il caso di Data breach che ha colpito il portale dell’Inps nel mese di Aprile rappresenta una delle più recenti violazioni che hanno interessato le Pubbliche Amministrazioni. Come evidenziato nel precedente post, il Garante per la protezione dei dati personali ha dichiarato che l’assenza di adeguate misure di sicurezza per la tutela delle banche dati e dei siti delle amministrazioni pubbliche rappresenta una questione critica ricorrente.

Con note del 1° aprile e del 6 aprile 2020, l’Inps ha reso note le violazioni dei dati personali che si sono verificate in occasione dell’avvio delle procedure per la richiesta di erogazione di prestazioni a sostegno del reddito, notificando all’Autorità, ai sensi dell’art. 33 GDPR, due distinte violazioni dei dati personali. In particolare:

  • L’accesso ai dati personali di utenti del portale “www.inps.it” da parte di terzi non autorizzati, determinato da una non corretta configurazione delle funzionalità di caching del servizio CDN (Content Delivery Network) utilizzato;
  • L’accesso ai dati personali di utenti che hanno richiesto l’erogazione del bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting di cui all’art. 25 del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, con visualizzazione, modifica, cancellazione o invio all’INPS di domande, contenenti dati personali riferiti a minori, anche con disabilità, da parte di terzi non autorizzati.

 

L’episodio ha fatto emergere di talune criticità nell’adozione delle più opportune misure di sicurezza, richieste dall’art. 32 GDPR. In ogni caso, l’Istituto ha ritenuto che la violazione non fosse tale da rappresentare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche e, pertanto, difettassero i presupposti per la comunicazione della violazione dei dati personali agli interessati coinvolti.

Con provvedimento del 14 maggio 2020, il Garante per la protezione dei dati personali ha invece rilevato la sussistenza di rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati.

Di conseguenza, ha ravvisato la necessità e l’urgenza di ingiungere all’Inps, ai sensi dell’art. 58, par. 2, lett. e) GDPR. In particolare:

  • Di comunicare le violazioni dei dati personali agli interessati coinvolti, descrivendo la natura delle violazioni e le possibili conseguenze delle stesse;
  • Di fornire i dati di contatto del responsabile della protezione dei dati o di altro punto di contatto appositamente istituito presso cui ottenere più informazioni;
  • Di indicare agli interessati le specifiche sulle misure che possono adottare per proteggersi da eventuali conseguenze negative delle violazioni.

 

Come assicurare la collaborazione tra le varie figure professionali? Hedya propone un percorso formativo innovativo sulle “Nuove Professioni Digitali”

 

Le posizioni del Garante evidenziano la necessità, per le Pubbliche Amministrazioni, di percorsi formativi:

  • integrati, che coinvolgano le varie figure professionali;
  • mirati ad assicurare la sicurezza del trattamento;
  • aggiornati su tutte le principali questioni connesse al GDPR.

 

Per tali ragioni, Hedya propone il percorso formativo innovativo “Le Nuove Professioni Digitali”. Se il Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005 o semplicemente CAD) e la normativa collegata (Linee Guida AgID) ci presentano il Responsabile Transizione al Digitale e Responsabile della Conservazione Documentale, il Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) schiera in campo il Responsabile per la protezione dei dati personali e l’Amministratore di sistema.  Si tratta di nuove figure professionali, la cui formazione deve necessariamente essere di natura trasversale, che convivono della nuova P.A. Digitale e che ne guidano il cambiamento.

 

Hedya propone inoltre un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.

 

  1. Formazione e consulenza in materia di Digitalizzazione

Hedya supporta le Pubbliche Amministrazioni anche attraverso servizi di consulenza mirati, in materia di digitalizzazione, sui temi più critici connessi agli obblighi e agli adempimenti prescritti dalla legge.

Per tali ragioni, Hedya propone il percorso formativo “IL RESPONSABILE PER LA TRANSIZIONE AL DIGITALE” per il corretto svolgimento dei compiti del Responsabile per la Transizione al Digitale, considerato il driver della transizione al Digitale.

Il percorso è rivolto:

  • a tutti coloro che all’interno delle Pubbliche Amministrazioni sono coinvolti, a vario titolo, nei processi di trasformazione alla modalità digitale;
  • a tutti coloro che sono stati nominati e che svolgono attualmente il ruolo di Responsabile per la Transizione al Digitale.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

 

 

18 Maggio 2020/da Hedya
News

Privacy e condominio: commette reato di diffamazione l’amministratore che rivela l’altrui morosità

 

Privacy e condominio: quali obblighi?

La protezione dei dati personali trova applicazione anche per il condominio. In tali casi, grava sull’amministratore di condominio (se nominato) rispettare i principi contemplati nel GDPR.

In questi casi, l’amministratore deve agire bilanciando due contrapposte esigenze, ovvero:

  • La tutela della riservatezza dei singoli condomini;
  • La trasparenza nella gestione del condominio.

Le criticità connesse a tale bilanciamento, in realtà, risultano anteriori all’entrata in vigore del GDPR: sin dal 2013, infatti, il Garante privacy aveva realizzato un Vademecum, contenente informazioni operative:

  • sulla qualifica soggettiva del condominio, dell’amministratore e dei condomini;
  • sulle modalità di svolgimento dell’assemblea condominiale (ad esempio, in caso di videoregistrazione delle sedute assembleari).

Nell’ambito delle proprie attività gestorie, i problemi più frequenti che coinvolgono l’amministratore di condominio riguardano gli stati di morosità dei condomini. In tali casi, l’amministratore potrà rispondere del reato di diffamazione, previsto dall’articolo 595 del codice penale, qualora le modalità di comunicazione dello stato di morosità non sia considerato idoneo.

La giurisprudenza ha infatti affermato che risponde del reato di diffamazione l’amministratore di condominio che:

  • per evitare il rischio imminente dell’interruzione della fornitura idrica condominiale, affigga sull’ascensore dello stabile l’elenco dei condomini morosi. In questo caso, la condotta è stata ritenuta sproporzionata e, comunque, ingiustificata atteso l’inevitabile pregiudizio recato alla persona offesa, che ben poteva essere notiziata in altro modo, anche perché l’amministratore era a conoscenza dello stato di insolvenza dei condomini da diverso tempo;
  • rende noto a terzi lo stato di morosità di determinati condomini. Il caso riguardava l’invio, da parte del legale dell’amministratore del condominio, di una serie di lettere di sollecito indirizzate a diversi destinatari nelle quali si dava comunicazione che il condomino era inadempiente al pagamento delle spese condominiali: in tali casi, seppur la notizia fosse vera, il mezzo e la forma verbale adoperata è stata qualificata diffamatoria.

 

 

La necessità di percorsi formativi adeguati e di servizi di consulenza mirati: le proposte di Hedya

 

Le recenti pronunce giurisprudenziali confermano che per poter operare correttamente, una ottima conoscenza dei principi e delle novità introdotte dal GDPR, nonché delle più importanti applicazioni pratiche, costituisce un requisito essenziale, benché non unico: occorrono, altresì, costanti aggiornamenti ed approfondimenti mirati sulle prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya fornisce percorsi formativi e di aggiornamento, nonché servizi di consulenza.

Hedya propone un articolato percorso formativo, in relazione agli specifici bisogni e livelli formativi.

In particolare, si prevede:

 

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

17 Marzo 2020/da Hedya
News

PA “bocciata” al test di conformità al GDPR: è il settore più sanzionato

PA e GDPR compliance: quali criticità?

In base ad una ricerca condotta nel corso del 2019, la Pubblica Amministrazione si dimostra il settore più colpito dalle sanzioni per violazione della normativa sulla protezione dei dati personali nel corso del 2019.

Come è noto, il settore pubblico è tenuto ad operare un costante bilanciamento tra protezione dei dati personali e trasparenza, al fine di garantire il buon andamento e l’imparzialità dell’Amministrazione.

In base all’analisi dei molteplici provvedimenti del Garante per la protezione dati, le questioni più critiche riguardano:

  • Assenza di adeguate misure di sicurezza ex art. 32 GDPR;
  • Inadeguatezza del proprio sistema gestionale e documentale;
  • Pubblicazione di dati non necessari o non pertinenti, in contrasto con i principi previsti all’art. 5 GDPR;
  • Ostensione di dati e informazioni oltre il termine legale, comportando l’esercizio dei diritti dell’interessato ai sensi degli artt. 15 – 22 GDPR.

 

Le ripetute violazioni del GDPR da parte delle Pubbliche Amministrazioni costituiscono ben il 17% del totale delle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate nel corso del 2019, e già alla fine di gennaio 2020 questo trend sembra trovare puntuale conferma.

A metà gennaio, infatti, il Garante per la protezione dati ha emanato una nuova ordinanza ingiunzione, con cui ha comminato una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 10 mila euro per violazione del GDPR. In particolare, all’ente comunale destinatario del provvedimento (Comune di Francavilla Fontana) è stata contestata la condotta di illecita pubblicazione di dati nell’albo pretorio online, a causa della di una determinazione dirigenziale in cui risultavano riportati anche dati e informazioni personali del reclamante. In particolare, la determina conteneva dettagliati riferimenti:

  • alle relative infermità per cause di servizio;
  • l’indicazione che lo stesso aveva diritto all’equo indennizzo per un certo importo;
  • le coordinate IBAN dell’avvocato incaricato dall’Ente.

 

Il Comune si è attivato per rimuovere i dati personali dei soggetti interessati appena ricevuta la richiesta di informazioni da parte del Garante, attuando un comportamento collaborativo con l’Autorità al fine di porre rimedio alla violazione e attenuarne i possibili effetti negativi. Inoltre, sono state messe in atto diverse misure tecniche e organizzative messe in atto ai sensi degli artt. 25-32 del RGPD. Tale comportamento è stato valutato positivamente dal Garante, che ne ha tenuto conto ai fini di una minor determinazione della sanzione amministrativa pecuniaria.

 

Come rendersi GDPR compliant? I percorsi formativi e i servizi di consulenza suggeriti da Hedya

 

Il caso sottoposto all’attenzione del Garante dimostra che l’applicazione delle prescrizioni contenute nel GDPR risulta ormai imprescindibile, e che l’assenza di formazione ed informazione costituisce uno dei primi fattori di criticità del sistema organizzativo aziendale e pubblico.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

In particolare, si prevede:

  1. Corsi di formazione per Data Protection Officer
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, necessario per accedere a un percorso di elevata specializzazione. Il corso ha una durata di 40 ore di lezioni teoriche e 6 ore di simulazione dell’attività quotidiana del DPO;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER – Avanzato”, per chi ha già acquisito le conoscenze di base di natura giuridica e organizzativa e intende acquisire le nozioni pratico- applicative di base per svolgere le attività di DPO;

 

  1. Corsi di formazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trattamento dati
  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali (ad esempio, personale dipendente) di ottenere un’adeguata formazione e aggiornamento in materia di gestione dei dati personali.

 

Ulteriori dettagli sui percorsi formativi sono disponibili qui.

 

 

13 Febbraio 2020/da Hedya
News

PMI e Ransomware al bivio: in aumento del 200% i costi causati dagli attacchi

Perché il ransomware è così dannoso per le PMI?

Il ransomware è un programma informatico molto dannoso, perché è capace di infettare un dispositivo o un server, impedendone di fatto l’operatività: il programma, infatti, può bloccare l’accesso a molteplici contenuti (non solo file di testo, ma anche foto o video), imponendo all’utente il pagamento di un riscatto (attraverso Bitcoin o carta di credito) entro pochi giorni, prima che il blocco dei dati diventi definitivo.

Secondo la quarta edizione Global State of the Channel Ransomware Report, il rapporto tra PMI e ransomware sta diventando sempre più problematico: gli attacchi sono sempre più frequenti, e la mancata predisposizione di misure di protezione adeguate mina le risorse aziendali, dilatando i tempi di fermo e inattività.  Secondo i risultati della ricerca, infatti, il costo dell’interruzione di servizio causato da attacchi ransomware è addirittura 23 volte superiore alla stessa somma di riscatto richiesta, che in media è pari a 5.900 dollari.

In sintesi, l’incapacità di fronteggiare questi attacchi – divenuti ormai sempre più frequenti – genera notevoli perdite in termini di:

  • Costi;
  • Produttività;
  • Non da ultimo, di reputazione.

 

Quali sono le cause di questi attacchi? L’assenza di formazione adeguata

 

Il Report evidenzia una forte discrepanza rispetto alla percezione del ransomware come minaccia: in effetti, ben l’89% degli Manage Service Provider (MSP) afferma che il ransomware dovrebbe mettere le PMI in una posizione di allerta; tuttavia, solo il 28% degli MSP dichiara l’esistenza di consapevolezza e preoccupazione da parte delle PMI.

Tali dati, assieme a quelli sui recenti attacchi, confermano che il “fattore umano” costituisce l’anello più debole nella catena della sicurezza informatica di tutte le aziende.

Pertanto, nella predisposizione di una strategia complessiva di sicurezza, la formazione costituisce l’azione più efficace per ridurre il rischio di infezioni da Ransomware. È utile attivare un programma periodico che educhi tutti i soggetti a riconoscere mail e comportamenti sospetti e a diffidare dall’aprire messaggi inattesi, provenienti da mittenti non conosciuti.

 

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità alla normativa rilevante in materia.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per ottenere un’adeguata formazione in materia di gestione dei dati personali;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, per intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione per svolgere le funzioni tipiche del Data Protection Officer.
  • Non da ultimo, risulta indispensabile formare l’amministratore di sistema attraverso il corso “Amministratore di sistema”, appositamente dedicato a tale figura.

 

4 Dicembre 2019/da Hedya
News

Data Breach, il Garante privacy lancia un nuovo modello di notifica

Che cosa cambia?

La gestione di un Data breach costituisce un tassello importante nella trama operativa della Data Protection, che spesso incontra difficoltà nella identificazione delle corrette modalità procedurali di comunicazione e notificazione all’autorità di controllo. Il GDPR prevede che in caso di Data breach, e dunque di violazione dei dati personali, il titolare del trattamento:

  • È tenuto a notificare l’evento al Garante senza ingiustificato ritardo, e comunque entro 72 ore dal momento in cui ne è venuto a conoscenza, a meno che sia improbabile che la violazione dei dati personali presenti un rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche;
  • Qualora la violazione comporti un rischio elevato per i diritti delle persone, il titolare deve altresì fornire adeguata comunicazione a tutti gli interessati, utilizzando a tal scopo i canali più idonei, a meno che abbia già preso misure tali da ridurne l’impatto.

 

La gestione del Data breach, tuttavia, non si esaurisce nel predisporre le opportune comunicazioni e/o notificazioni: il titolare del trattamento, infatti, a prescindere dalla notifica al Garante, è tenuto a documentare tutte le violazioni dei dati personali, predisponendo un apposito registro; tale documentazione potrà costituire, successivamente, l’oggetto delle attività ispettive svolte dall’Autorità, nel corso delle eventuali verifiche sul rispetto della normativa.

Con il provvedimento n. 157 del 30 luglio 2019 il Garante privacy ha introdotto un nuovo modello ufficiale, contenente le informazioni minime necessarie per effettuare una notifica di violazione dei dati personali ai sensi dell’art. 33 del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (GDPR).

Alla luce delle nuove prescrizioni, tutti i soggetti tenuti alla notifica delle violazioni dei dati personali forniscono al Garante, nell’adempiere all’obbligo previsto dall’art. 33 del Regolamento e dall’art. 26 del d.lgs. n. 51/2018, le informazioni di cui all’allegato modello, con le modalità di cui all’art. 65 del d.lgs. n. 82/2005, mediante i sistemi telematici indicati nel sito istituzionale del Garante.

 

Come aggiornarsi? Hedya propone percorsi di formazione e aggiornamento

 

Il recente provvedimento del Garante per la protezione dati dimostra che la disciplina della protezione dati non si esaurisce nella mera conoscenza della normativa europea e nazionale, ma richiede costanti interventi di aggiornamento sulle più recenti prassi applicative.

Per tali ragioni, Hedya propone:

  • percorsi di formazione e aggiornamento;
  • percorsi di approfondimento e perfezionamento;
  • servizi di consulenza per verificare la conformità al GDPR.

 

Si segnalano, per i percorsi formativi e di aggiornamento:

  • Corso “GDPR: LE PRINCIPALI NOVITÀ SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI”, per ottenere un’adeguata formazione in materia di gestione dei dati personali;
  • Corso “DPO: DATA PROTECTION OFFICER”, per intraprendere un percorso professionale di elevata specializzazione per svolgere le funzioni tipiche del Data Protection Officer.

Ulteriori informazioni sono disponibili qui.

11 Novembre 2019/da Hedya

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